ANTENATI MITOLOGICI DEL DENARO: RE SALOMONE

ANTENATI MITOLOGICI DEL DENARO: MAMMONA

Il quinto ed ultimo antenato mitologico del denaro è
Re Salomone.

Re Salomone era anche un mago: egli capiva i demoni. Grazie ai poteri magici del suo anello, egli non distruggeva i demoni, ma li asserviva al suo potere. Ma qui la cosa più importante della storia di Salomone è citare il suo profondo desiderio di conoscere qualsiasi cosa trascendesse lo scopo terreno, quindi sì, anche gli inferi. 
Grande era il suo desiderio di conoscenza. egli era uomo di grande equilibrio: la visione metafisica e il realismo terreno convivevano armoniosamente in lui. Quando salì al trono di Israele, Dio gli apparve e gli offrì ogni cosa volesse (ricordiamo cosa chiese Re Mida?) e lui rispose: “Signore dammi un cuore saggio e intelligente”. La leggenda narra anche del trono di Re Salomone come del più grande, enorme, rivestito d’oro e pietre preziose. Sei alti gradini portavano al trono e su ogni gradino vi erano due aquile e due leoni con a fianco altri due animali. Ogni coppia simbolizzava una forza materiale e una spirituale che l’uomo deve armonizzare in sé stesso. Leone e toro, antichi simboli del sole e della luna; agnello e lupo, cuore puro e divoranti passioni; capra e leopardo, emblemi di abnegazione e aggressività; aquila e pavone, lotta verso il trascendente e la vanità; falco e gallo, obbedienza a Dio o alla vanità; sparviero e passero, coraggio e timore. In cima al trono una colomba sormontava uno sparviero: la colomba è il simbolo primario della forza che riconcilia le energie primarie, le polarità presenti nell’uomo e nella vita. Questa la vera forza di Re Salomone: la capacità di conciliare la natura inferiore terrena con la sua natura divina.

Ma allora perché Salomone cadde e venne punito da Dio per aver voluto le mogli di altri regni?


Cosa ci dice questo sul percorso della vita terrena? 

Ci narra come cadendo, Salomone abbia guadagnato la capacità di capire. Perché la comprensione per cui l’uomo è stato creato non può essergli solo donata, ma va conquistata. La lotta che Salomone fa, la fa niente meno che con il re dei demoni: Asmodeo. Salomone costruisce il grande tempio ordinato da Dio, ma con la difficoltà a tagliare le pietre in quanto la legge ebrea vieta l’uso dei coltelli fatti di ferro, materiale troppo in basso nella scala degli elementi. Serve lo shamir, piccola creatura prodigio creata da Dio in grado di tagliare le rocce più dure. Ma difficile sapere dove trovarlo, solo i demoni potevano saperlo. I demoni a suo servizio, ridotti a schiavi obbedienti dissero che l’unico in grado di saperlo era il loro Re, Asmodeo. L’unico demone che Salomone non aveva ancora soggiogato: il re degli Inferi. Questi dimorava sulla cima della montagna più alta nel regno dell’oscurità. Salomone ordina a un suo servo di recarsi là con la forza del suo anello, sostituire vino all’acqua del pozzo e così ubriacare Asmodeo per portarlo al suo cospetto. Così avvenne. Quando il re degli inferi si destò chiese il perché di quella cattura quando lui non stava assolutamente infastidendo il regno di Salomone (notiamo qui il regno della luce e dell’oscurità separati e ignari).
Fu il volere di Dio e la necessità di trovare lo shamir. Ma questi non è con Asmodeo perché è stato affidato all’upupa, uccello fidato di Rahab, dio delle acque e del mare. Lo shamir è quella forza che permette alla vita di diffondersi dove prima non poteva attecchire, così come fa l’acqua. I servitori di Salomone riuscirono a trovare lo shamir e l’upupa per il dolore del suo fallimento si lasciò morire.


Qual è la morale di questa storia? 

Perché Salomone deve compiere tale sacrificio, chiedere aiuto al re degli inferi per costruire il regno di Dio?
Quanto nella nostra società attuale possiamo confrontare il denaro con Asmodeo?

Ricordiamoci che ciò che Salomone ama più di tutto è la conoscenza: vuole così conoscere la forza di Asmodeo. Questi gli chiede il suo anello per un attimo per dimostrargli il segreto del proprio potere. Salomone, parrebbe ingenuamente, corre il rischio. Naturalmente sappiamo che Salomone venne esiliato e trasformato in un povero pezzente, l’anello gettato nella profondità del mare e che Asmodeo mutando le sue sembianze, si sostituì a lui senza che alcuni se ne accorgesse così che per lunghi anni egli regnò su Israele. Nessuno credeva che Salomone, quando lui implorava ascolto, fosse veramente Il Re di Gerusalemme. Vagò straniero di villaggio in villaggio facendo l’elemosina. Finché conobbe una donna che lo amò e lo accetto per quello che era e insieme fecero la loro nuova vita fondata sull’amore. Pulendo un pesce pescato per la cena, un giorno ritrovarono l’anello con il sigillo di Re Salomone e poterono tronare gloriosi al loro Regno.

La vera morale è che solo perdendo tutto ma mai dimenticando la sua vera natura, Salomone riuscì a tornare al suo regno divino. Solo facendo esperienza della fatica, della privazione, della sofferenza terrena ma anche del vero amore che da essa può sprigionarsi e della meraviglia della natura, Salomone può diventare consapevolmente sé stesso di nuovo.
Legato alla simbologia del denaro questa leggenda ci sprona a vivere nella civiltà del denaro, a farne esperienza pur sapendo che qui si annida anche il male e a non farsi intimorire e piegare dal suo potere ma anzi viverlo, sperimentarlo per renderlo “demone e dio” al contempo, capace di darci la forza per vivere entrambe le nostre nature: divina e terrena. Il denaro è attualmente il simbolo per eccellenza della nostra natura terrena, non possiamo rinnegarlo ma solo conoscerlo, accettarlo e insieme a lui trasformarci. La nostra vera forza sta nella conoscenza.

Questo articolo è tratto da un elaborato dal titolo “Il denaro come strumento di Partnership” realizzato per l’Università di Udine per il conseguimento del “Master in Partnership e Sciamanesimo. Letterature, psicologia e società”, percorso che mi è stato molto utile a sviluppare un personale pensiero critico e costruttivo per lo sviluppo del mio metodo “Money Life Balance“.

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Federica Tommasini

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