ANTENATI MITOLOGICI DEL DENARO: PLUTO

ANTENATI MITOLOGICI DEL DENARO: PLUTO

I personaggi mitologici, assunti ad archetipo del denaro, sono veramente tantissimi.

Ne ho scelti alcuni che, a mio parere, rappresentano piuttosto bene le basi psicologiche su cui si è fondata l’attuale civiltà del denaro, anticipandone anche perfettamente le derive comportamentali e gli ostacoli nonché le paure che remano contro il naturale processo di individuazione: L’IO SONO manifesto.

 

Pluto

Pluto, la cui etimologia deriva dal greco antico Πλοῦτος Plùtos, “ricco”, è una figura della mitologia greca, dio della ricchezza, il cui culto, di carattere agrario, aveva come sede principale l’isola di Samotracia.

Era figlio di Demetra e Iasone, nipote di Dardano, fondatore di Troia. La sua figura, dapprima legata alla prosperità dei campi, si estese ad ogni forma di benessere, accrescendo il suo valore augurale. Quale dio agrario, era legato alle ricchezze minerarie e al sottosuolo in generale, quindi spesso confuso e identificato con Plutone (poi Ade) in particolar modo col diffondersi dei Misteri Eleusini.

“Si parlava di Iasio, un giovane cacciatore cretese al quale Demetra si era concessa nei solchi di un campo arato tre volte. Demetra aveva partorito un bambino, Pluto, ricchezza, e la terra aveva portato un raccolto moltiplicato. Demetra però, in coppia con Zeus, aveva già generato Proserpina e questi, per vendicare il suo tradimento, uccide Iasone e priva Pluto della figura paterna”.

A parte questi cenni anagrafici del Dio, ulteriori indizi sul mito li possiamo ritrovare nella commedia di Aristofane, del 388 a.c., che narra la storia di Cremilo, anziano cittadino di Atene, onesto ma povero, che si reca presso l’Oracolo di Delfi. Aveva notato argutamente che nel mondo la ricchezza non è equamente suddivisa e soprattutto che non premia gli onesti e puri di cuore. Cremilo intende chiedere all’oracolo se anche il proprio figlio sia destinato alla povertà: la risposta è di seguire la prima persona che incontrerà all’uscita del tempio. Quando esce Cremilo incontra uno straccione cieco e si interessa perciò a lui. Ben presto il cieco si rivela essere Pluto, il dio della ricchezza. Convinto a quel punto che la diseguale distribuzione della ricchezza derivi dalla cecità del dio, Cremilo si offre di ridargli la vista, in modo che Pluto possa distinguere tra onesti e disonesti e premiare soli i primi. Arriva però Penia, la personificazione della Povertà, che afferma che questo sarà un male. E proprio la necessità, sostiene Penia, che spinge gli uomini a lavorare, a impegnarsi, a dare il meglio di sé mentre da ricchi essi diventano molli, fannulloni e indolenti. Cremilo però non la ascolterà e farà recuperare la vista a Pluto. Come conseguenza tutti diventano ricchi e benestanti, ma le lamentele sul nuovo stato di cose sono molte: un sicofante va in rovina perché non ha più nessuno da denunciare, una anziana signora non trova più giovani opportunisti che la soddisfano a pagamento. Zeus stesso si lamenta delle mancate offerte agli dei da parte degli uomini arricchiti e pure Ermes deve cercarsi un nuovo lavoro”.

 

In sostanza l’avvento di una equa ricchezza ha spento molta dell’energia, dell’operosità che era insita nell’animo umano. Una energia volta a cambiare la propria povera situazione, a ingegnarsi per trovare i modi, mettendo a frutto i propri talenti. Ogni umana produzione è impregnata della libido-energia con cui viene realizzata. Tutta l’operosità dell’uomo è permeata della dynamis criptata dentro al denaro: tutti si muovono entro la sua sfera d’azione. Un pensiero immaginativo aduna, entro un comune campo archetipico, l’operosità di coloro che partecipano a qualunque titolo alla collettiva produzione economica: dal ciabattino, all’orafo così come il ladro e il suo poliziotto. Ognuno così contribuisce all’incessante circolazione di un’energia che crea valore; ognuno partecipa all’universale carosello del denaro.

In questo senso il denaro è rotondo: si muove in tondo, in cerchio e crea relazioni. Il denaro è relazione e alla base delle relazioni sappiamo esserci primariamente la fiducia. Fiducia in se stessi e negli altri e fiducia in un futuro migliore. Tutto ciò è anche alla base di un sano processo di individuazione: dall’inconscio al conscio attraverso un armonico equilibrio tra principio di piacere/morte e principio di realtà.

 

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Federica Tommasini

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