NELLA BUONA E NELLA CATTIVA SORTE
Una frase come questa sembrerebbe rappresentare una coppia unita, vera, profondamente insieme.
Una frase che conosciamo e che permea il nostro inconscio collettivo. Ma quanto ci piace veramente questa rappresentazione della coppia?
Quanto preferiamo “e vissero per sempre felici e contenti”?
Cosa dice di noi, come società, questa preferenza per il lieto fine?
Dice, secondo il mio punto di vista naturalmente, che siamo fortemente condizionati da un’ideale di amore romantico sviluppatosi nel mondo occidentale sul finire dell’800. Oggi ci appare quasi scontato che l’unione tra partners debba trovare nell’innamoramento la sua ragione e la sua giustificazione e che si desideri costruire un rapporto stabile non più basato su convenzioni, sancite a livello religioso e/o civile, quanto su una relazione autentica e passionale tra partners adatti l’uno all’altra. Infatti solo da qualche decennio si usa il termine coppia (dal lat. cum-aptus, insieme adatti), mentre prima si parlava di coniugi (dal lat. cum-iunx, sotto lo stesso giogo).
L’idea, attuale, che l’innamoramento (ma cos’è il vero innamoramento? altra domanda che sarebbe basilare) debba rappresentare la base di una coppia si è affermata in contemporanea ad altre tre conquiste fondamentali: il valore dell’individualità, la libertà di scelta e la parità uomo-donna.
La coscienza individuale pone ora la realizzazione delle proprie potenzialità come valore basilare, così come il diritto ad una propria crescita personale. Tutto questo non può che essere congiunto al valore della libera scelta personale, di scegliere chi amare e chi sposare per esempio. Aggiungiamo a questo che il rispetto e l’apprezzamento dell’altro sesso sono oggi imprescindibili al crearsi di una relazione sana e duratura.
Ma se abbiamo necessità di essere sempre liberi, in piena realizzazione di se stessi, come possiamo sempre apprezzare e amare l’altro/a come il primo giorno che scoccò la scintilla?
Aggiungiamo a questo che quando ci si innamora ci si illude di aver, finalmente, trovato le chiavi del fatidico castello in cui “vissero per sempre felici e contenti” mentre la realtà è che varcata la soglia inizia un’altra storia: una storia che nessuno ha voluto prima raccontare o anche se anche lo avesse fatto, noi abbiamo preferito non ascoltarla.
Chi ha arredato il castello?
Di chi è?
Come verrà riscaldato? Chi lo pulisce?
Che cosa mangeremo?
E come ci divideremo i ruoli nel fare tutto ciò che serve?
Ciò che spesso sperimento nel mio lavoro di accompagnamento e consulenza è che quando comincia la fase “realista” in cui è necessario prendersi la responsabilità delle scelte fatte da “insieme e innamorati per sempre”, inizia la fase della caduta delle illusioni, della pesantezza, dei rancori e dei malumori. La fase in cui dentro alla coppia non ci si sente più liberi di esser se stesso/a, liberi di evolverci come meglio crediamo perché l’altro ci blocca sulla linea di partenza anzi sull’uscio del castello appunto…
Cos’è mancato allora? E’ mancato e manca il vero dialogo, quello che ci permette di conoscere noi stessi per ciò che veramente siamo al di là delle illusioni passeggere dell’amore romantico. La difficoltà di questo confronto nasce spesso da una mancanza di chiarezza prima di tutto personale.
Chi sono io? Di cosa ho bisogno? Che tipo di partner cerco e desidero? E da dove vengo e come sono cresciuto/a e con quali condizionamenti? Cos’è per me la sicurezza?

Poiché facciamo fatica a farle a noi stessi medesimi queste domande, difficilmente le faremo al nostro grande amore. Andrà tutto bene e il nostro amore è vero ed incondizionato e insieme supereremo tutto. A patto che poi tu, tra qualche anno, sia, faccia e realizzi ciò che io voglio ecco, insomma, uffa, mannaggia a te.
Come si inseriscono i problemi economici in tutto ciò? Sono spesso la ciliegina sulla torta, fungono da acceleratore supersonico di processi. Il rapporto diventa teso, svuotato di emozioni positive e l’importante è quadrare il bilancio e perpetuare le apparenze di castello felice.
Quanto sarebbe stato importante un serio e maturo dialogo per confrontare i propri valori, le proprie intenzioni e gli stili di vita? Quali i modelli genitoriali da cui proveniamo e che sotto stress, inconsciamente, riportiamo in vita e nemmeno di fronte alle evidenze vogliamo ammettere?
Quanto ripristinare un sano rapporto significa ritrovarsi insieme proprio nella cattiva sorte, quella che non ti permette di nasconderti nemmeno se si spegne la luce o se si decide di giocare a mosca cieca?
I problemi economici possono essere spie luminose sulla strada della vita di coppia perché permettono di ritrovarsi obbligati a valutare quali progetti attuali e futuri si hanno e quali possono esser perseguiti insieme e se vi è ancora intenzione di farlo. Ci si ritrova più coniugi di quanto si sarebbe mai veramente pensato. Nessuna felicità è veramente tale se non è condivisa e, aggiungo io, “spesa insieme” nella buona e cattiva sorte.